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si appartengono.

L.van Beethoven

sabato 26 dicembre 2009

Il Cristo velato è una scultura marmorea di Giuseppe Sammartino conservata nella Cappella Sansevero, edificio situato in via Francesco De Sanctis a Napoli.

Realizzata nel 1753, è considerata uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale ed è meta di migliaia di visitatori ogni anno.

Tra i suoi estimatori ci fu Antonio Canova, che tentò di acquistare l'opera e si dichiarò disposto a dare dieci anni della sua vita «pur di essere l'autore di un simile capolavoro»[1].

Così narra Mauro Caiano nel documentario "La Cappella Sansevero"

« ... ma l'artista che emerge vigorosamente tra quanti hanno lavorato nella cappella è Giuseppe Sanmartino, il cui straordinario Cristo Velato fu elaborato su modello del Corradini. Il volto esanime del Redentore è avvolto nella sacra Sindone. Questo velo, tutto piegoline risulta talmente leggero e all'apparenza così intriso del sudore della morte, che sembra aderire al corpo mostrandone i minimi particolari, come la contrattura del volto sfigurato dalle sofferenze, le membra martoriate, l'incavo del ventre denutrito, la piaga del costato e le lacerazioni delle mani e dei piedi. La statua del Sanmartino, di prodigiosa abilità tecnica, è certo l'opera più famosa della scultura napoletana e non c'è stato storico o cultore dell'arte napoletana del Settecento che non si sia sentito in dovere di esprimere la sua opinione... »

La leggenda del velo [modifica]

La magistrale resa del velo, che si deve al virtuosismo fuori del comune dell'artista, ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda secondo cui il principe committente, il famoso scienziato e alchimista Raimondo di Sangro, avrebbe insegnato allo scultore la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo. Da circa tre secoli, infatti, molti visitatori della Cappella, impressionati dal mirabile velo scolpito, lo ritengono erroneamente esito di una "marmorizzazione" alchemica effettuata dal principe.

Il Cristo velato è stato ricavato da un unico blocco di marmo, «come si può constatare da un'osservazione scrupolosa e come attestano vari documenti coevi alla realizzazione della statua».[2] Una ricevuta di pagamento a Sanmartino in data 16 dicembre 1752, firmata dal principe e conservata presso l'Archivio Storico del Banco di Napoli, recita: «E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo». E lo stesso di Sangro, in alcune lettere, descrive il velo come «realizzato dallo stesso blocco della statua».[3]

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