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lunedì 14 novembre 2011

Didattica - Propedeutica musicale
Scritto da Administrator   
Sabato 12 Novembre 2011 15:53

L'educazione musicale permanente degli adulti

 di Nicola Sfredda

Questo testo è stato scritto come intervento per l'assemblea del Coro Ecumenico di Verona, ma spero che possa essere una breve traccia per fornire qualche stimolo a chiunque desideri approfondire la riflessione sulla educazione musicale permanente per gli adulti, nei vari ambiti applicativi della musica vocale o strumentale, o più semplicemente per lo sviluppo delle proprie capacità di ascolto.

L'educazione musicale permanente

L'esperienza del Coro Ecumenico di Verona è senza dubbio una bella sfida: essendo un Coro che è animato da un progetto ideale alto, deve essere necessariamente aperto ad ogni persona che desideri farne parte; ciò significa non fare una selezione preventiva, che sarebbe funzionale allo scopo di avere subito la sicurezza di una prestazione musicalmente adeguata. Dunque, nessuna selezione; ma l'ideale ecumenico alto non implica, non può implicare il sacrificio di una progettualità che è anche specificamente musicale, altrimenti non avrebbe senso che il progetto si concretizzasse nella forma concreta del "coro". Ecco dunque la sfida: un progetto ecumenico che è al tempo stesso un laboratorio di educazione musicale permanente per gli adulti. 
In Italia non è diffusa la consapevolezza del valore della educazione musicale permanente come attività amatoriale evoluta. Purtroppo la tradizione italiana è lontana dall'esperienza dei paesi nel Centro e Nord Europa, dove veramente la musica è materia fondamentale nella formazione della popolazione, fin dal curricolo scolastico. Certo, non mancano anche in Italia situazioni felici nell'ambito amatoriale, soprattutto i cori e le bande; ma il contesto complessivo non è confortante, soprattutto per i limiti della programmazione scolastica.
Perciò rimane forte il contrasto di qualità fra il livello amatoriale e quello professionale. Per colmare questa distanza, occorre innanzitutto chiarire la relazione fra l'educazione musicale di base e l'educazione che mira a produrre la professionalità. Su questo terreno spesso si equivoca, anche a causa di una tendenza sociale che mira a svalutare l'educazione di base e i valori educativi in senso lato, privilegiando l'ottica mercantilistica della professionalità produttiva. Ecco allora che lo studiare musica sarebbe finalizzato, per i più, essenzialmente alla prospettiva professionale, anche laddove venissero a mancare le condizioni di base necessarie. E si arriva al caso paradossale e insolubile dell'allievo che pretende di sostenere esami professionali, non avendo risolto problemi psicologici di base.
Viceversa, le finalità, gli obiettivi, i campi d'azione devono essere molto più vasti: dall'istruzione scolastica, alla formazione (sia essa professionale oppure amatoriale), fino all'educazione permanente. Con ciò si chiarisce la distinzione e la complementarietà tra l'aspetto tecnico della didattica e quello più ampio della formazione umana e sociale; ed infine la continuità permanente di tali processi per ogni età della vita. Tutto ciò è pedagogia.
L'educazione musicale è un valore per tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla scelta professionale ovvero amatoriale, perché coinvolge l'integralità della persona umana, il corpo, l'affettività, la razionalità e la spiritualità; è dunque una forma di educazione integrale della persona, con potenzialità liberatorie e terapeutiche profonde.
La natura e le competenze pregresse di un cantore o di uno strumentista possono essere di vario tipo, ma l'obiettivo della didattica deve essere sempre quello di sviluppare le potenzialità di ogni persona. Tutte le persone possono imparare a cantare e a suonare a buon livello, a qualsiasi età.
Questo arricchimento profondo rimarrà una risorsa utile per tutta la vita. Permettetemi di testimoniare qui un ricordo molto personale: nell'estate del 2007 mio padre, all'età di 85 anni, aveva ormai perduto le forze a causa di una malattia terminale; non riusciva più a parlare con le persone; io andavo a trovarlo e, per tenergli compagnia, suonavo per lui al pianoforte. Lui dimostrava di esserne lieto e lo esprimeva con gli atteggiamenti del volto e del corpo; non solo: quando suonai per lui un vecchio inno della nostra chiesa, dopo che ebbi suonato la prima frase, lui anticipò il suono inziale della seconda frase, più acuto, con intonazione precisa e un suono squillante, libero, vitale; lui, che non riusciva più a parlare perché ormai consumato dalla malattia. Da quel ricordo affettivo trovo la piena conferma di un potere vitale della musica, che va ben al di là dei limiti del controllo razionale.
L'educazione musicale si può sviluppare, a qualsiasi età della vita, a partire dalla consapevolezza ritmica, procedendo poi alla esperienza della vocalità ed eventualmente della pratica strumentale e della creatività compositiva. Ognuna di queste applicazioni porterà ad uno sviluppo delle competenze percettive dell'orecchio.

Il ritmo e il corpo

Ogni esperienza musicale parte dall'esperienza del ritmo, perché esso è la base fisiologica della musica, è il legame che connette la percezione musicale con l'esperienza profonda del nostro essere corpo in movimento. Ed il nostro corpo, ormai lo sappiamo bene, non può essere in alcun modo separato e distinto dalle nostre emozioni e dalla nostra vita razionale. Nessuno ha saputo esprimere questo concetto meglio di Émile Jaques-Dalcroze (1898): "Sogno un'educazione musicale in cui il corpo stesso svolga il ruolo di intermediario tra i suoni ed il nostro pensiero, diventando lo strumento diretto dei nostri sentimenti".
Anche gli adulti possono cogliere in modo immediato la percezione delle strutture ritmiche, a partire dalla semplice regolarità della pulsazione e dalla sua possibile organizzazione in forma binaria (un accento forte, uno debole) o ternaria (un accento forte, due deboli). La regolarità della pulsazione del polso è da sempre citata come la prima forma di esperienza ritmica che può essere percepita da ogni essere umano. La respirazione, nella sua alternanza binaria di inspirazione ed espirazione, rappresenta l'ambito fisiologico nel quale può essere facilmente sperimentato un semplice procedimento di organizzazione ritmica regolare. Ogni altra esperienza del corpo, dal camminare all'alternanza nel movimento delle braccia, può essere utilizzato per l'individuazione di una struttura ritmica elementare.
Da ciò può svilupparsi ogni genere di competenza complessa; già la struttura ternaria può sembrare più difficile (questo accade anche a molti studenti di musica!), ma i limiti della capacità di apprendimento non possono essere mai predefiniti in modo rigido.

Intonazione ed emissione: aspetti terapeutici

Il passo successivo dell'educazione musicale sarà la emissione dei suoni vocali. Molte persone esitano ad affrontare l'esperienza di un coro (e, prima di essa, una qualsiasi esperienza di educazione musicale di base) perché si ritengono "stonati". Ma i veri "stonati" sono una esigua minoranza. I problemi di intonazione spesso sono risolvibili: possono avere cause tecniche (un errato uso del corpo nell'emissione del suono), oppure cause psicologiche, che il docente deve saper cogliere per aiutare il discente ad affrontarle e risolverle. Spesso i due tipi di causa sono bene intrecciati, ma ciò accade anche agli studenti di musica che vogliono diventare professionisti, sia ben chiaro! E spesso gli insegnanti dell'Alta Formazione (Conservatorio) non sanno cogliere questo nesso tra la causa tecnica e la causa psicologica.
Viceversa, liberare il corpo può aiutare a liberare la mente e gli ingorghi dell'inconscio. E allora la corretta emissione, che conduce alla corretta intonazione, rivela anche valenze terapeutiche. La respirazione corretta è innanzitutto un beneficio per il corpo: svilupparne la consapevolezza è un grande medicamento naturale, come ben si sa. Al tempo stesso, la respirazione produce l'emissione del suono vocale; la varietà e il controllo dei procedimenti respiratori implica la varietà e il controllo degli effetti vocali. L'intonazione stessa ne viene implicata.
La correttezza dell'intonazione deriva dunque anzitutto da una consapevolezza della fisiologia della respirazione; poi viene rafforzata dall'approfondimento delle competenze di ascolto.
A questo punto si capisce che i veri "stonati" sono solo una rara eccezione. E il lavoro sviluppato a partire dall'esperienza vissuta del corpo avrà rivelato importanti effetti terapeutici, prima ancora che musicali.

Il respiro, la frase

La capacità di produrre suoni, anche semplici, porta subito alla individuazione della possibilità di infinite variazioni e sfumature. In ciò, l'esecuzione di una frase musicale può essere paragonata alla interpretazione di un testo letterario, realizzata mediante l'uso della voce parlata; si tratta di scoprire le molteplici possibilità di eseguire una stessa frase, anche brevissima, perché essa potrebbe essere costituita anche da un singolo suono, oppure dalla alternanza di un suono e una pausa; oppure può essere articolata in una successione più varia e complessa di suoni. La possibilità di arricchire il fraseggio mediante queste infinite variazioni è ciò che dà luogo alla interpretazione musicale, cioè alla possibilità di interazione tra il soggetto esecutore e la musica. In questo progressivo arricchimento saranno coinvolti i parametri della agogica (la mutevolezza dell'andamento ritmico), della dinamica (la variabilità nell'intensità del suono), del timbro (il colore del suono).
L'analogia del fraseggio musicale con quello della voce parlata fu da me sperimentata quando ebbi occasione di assistere, da ragazzo, ad un seminario di formazione per giovani attori, tenuto dal celebre regista teatrale Fantasio Piccoli. Egli propose ai giovani discenti la recitazione di una semplice frase: "Oggi c'è un sole meraviglioso", e da questo facile pretesto didattico ebbe occasione per dimostrare la possibilità di infinite variazioni nella espressione vocale.

La competenza musicale

L'educazione musicale, a partire dalla esperienza ritmica che possiamo sperimentare nel nostro corpo in movimento, procedendo con le sue applicazioni nell'ambito vocale ed eventualmente strumentale, porta come conseguenza ad uno sviluppo progressivo della competenza musicale. Innanzitutto, la stessa abilità ritmica può svilupparsi da procedure semplici ad altre più complesse, nelle quali la sovrapposizione di eventi diversi può essere praticata da una sola persona, oppure da più persone in interazione. La vocalità può svilupparsi dalla monodia alla polifonia, cioè alla sovrapposizione di più voci in reciproca autonomia. La competenza musicale si svilupperà poi nella scoperta della ricchezza dei procedimenti armonici, nella varietà delle forme musicali (anche in analogia con le forme letterarie, fino alla scoperta dell'autonomia del linguaggio musicale), nella conoscenza di scale e modi che non necessariamente corrispondono a quelli più familiari al contesto culturale dominante. Si arriverà così a cogliere la storicità del linguaggio musicale e ad assumere un rapporto critico con la contemporaneità.
Si arriverà anche a capire che alcuni fenomeni contemporanei, che il mercato vuole imporre come "geniali", non sono neppure lontanamente paragonabili, per qualità artistica e per livello di abilità, ad altri personaggi, anch'essi a noi contemporanei, che sono di ben altra levatura.
Certamente, l'educazione musicale, come ogni competenza umana, è favorita se si sviluppa a partire dall'infanzia. Posso portare ad esempio mio figlio, che a nove anni ascolta abitualmente musica polifonica, per organo, per coro, per orchestra; in questi giorni, nel percorso che abitualmente facciamo insieme per andare da casa a scuola, ascoltiamo "La Creazione" di Haydn, una proposta che parte da lui, benché attinta, ovviamente, dalla discoteca familiare. Certamente, Davide è un bambino fortunato, per la ricchezza di stimoli diretti che ha potuto sperimentare fin dalla primissima infanzia (anzi, fin dal grembo materno), essendo figlio di un musicista. Ma ciò non toglie che la competenza musicale si può sviluppare in ogni persona, ed in ogni età della vita. Sicuramente contano anche le attitudini, la predisposizione; ma non vorrei porre troppo l'accento su questi aspetti, che possono diventare dei comodi alibi, sia per il docente frettoloso, sia per il discente pigro. A me interessa di più sottolineare la potenzialità che ogni persona può coltivare, in qualsiasi momento della vita, per il proprio benessere; un benessere che, ripeto, coinvolge il corpo, l'affettività, l'intelligenza e la spiritualità, tutte le funzioni vitali armonicamente stimolate da questa magnifica esperienza.
Articolo del Maestro Nicola Sfredda
http://www.nicolasfredda.it/didattica/propedeutica-musicale/66-leducazione-musicale-permanente-degli-adulti

Da leggere questo interessantissimo articolo!!!