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Benvenuto ai lettori di fataturbina

La verità esiste per il saggio,
la bellezza per il cuore sensibile,
ENTRAMBE
si appartengono.

L.van Beethoven

lunedì 28 dicembre 2009

Ecco perché Van Gogh si tagliò l'orecchio Secondo uno studioso era sconvolto perché il fratello Theo stava per sposarsi

Autoritratto di Vincent van Goghdi Fausto Gasparroni

LONDRA - Il mistero sulla più famosa mutilazione della storia dell'arte può finalmente essere risolto: secondo uno studioso, a spingere Vincent Van Gogh a mozzarsi l'orecchio fu l'apprendere che il fratello Theo, da cui l'artista dipendeva finanziariamente e psicologicamente, stava per sposarsi. Questa la tesi sostenuta da Martin Bailey, autore di un volume su Van Gogh e curatore di due mostre sulla sua opera, di cui tratterà il prossimo numero di The Art Newspaper, anticipato oggi dal Sunday Times. La teoria su un Van Gogh sconvolto dal timore che il fratello, preso dai nuovi impegni coniugali, non l'avrebbe più sostenuto economicamente, è stata elaborata da Bailey dopo una scrupolosa indagine su una lettera che il maestro dei Girasoli inserì in un dipinto completato poco dopo essersi tagliato l'orecchio.
Secondo Bailey, la lettera fu scritta dallo stesso Theo da Parigi nel dicembre 1888 e conteneva la notizia del suo fidanzamento, il che avrebbe turbato nel profondo un Vincent già disturbato psicologicamente e l'avrebbe condotto, poco prima del Natale 1888, al famoso gesto di autolesionismo, le cui ragioni erano rimaste finora avvolte nel mistero. "Vincent temeva di perdere il sostegno psicologico e finanziario del fratello", scrive Bailey su The Art Newspaper di gennaio. Per anni, l'orecchio mozzato del genio olandese è stato al centro delle spiegazioni più disparate.
Qualcuno ha dato la colpa alla sua follia, qualcuno ha spiegato la pazzia di Van Gogh con il piombo contenuto nei colori, altri hanno citato la fine della sua amicizia con Paul Gauguin, al punto che studiosi dell'università di Amburgo hanno sostenuto che sarebbe stato lo stesso Gauguin, con cui Van Gogh divise una casa ad Arles, a tagliargli l'orecchio durante una lite per una prostituta di nome Rachel. Questa spiegazione, però, è stata respinta sia dal Museo Va Gogh di Amsterdam che dallo stesso Bailey. Della propria instabilità mentale, comunque, Van Gogh diede ampia prova quando, 19 mesi dopo essersi mozzato l'orecchio, si sparò un colpo al petto, morendo dopo due giorni di agonia. La lettera al centro della teoria di Bailey sarebbe la stessa che compare nel dipinto "Natura morta: tavolo con cipolle", dipinto da Van Gogh nel gennaio 1889, appena un mese dopo essersi ferito, e che sarà esposto nella mostra alla Royal Academy di Londra in apertura il mese prossimo.

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CAPPELLA DI SAN SEVERO GALLERIA FOTOGRAFICA

sabato 26 dicembre 2009

ecco la bellissima immagine del Cristo velato....scattata da un mio carissimo amico.....

Il Cristo velato è una scultura marmorea di Giuseppe Sammartino conservata nella Cappella Sansevero, edificio situato in via Francesco De Sanctis a Napoli.

Realizzata nel 1753, è considerata uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale ed è meta di migliaia di visitatori ogni anno.

Tra i suoi estimatori ci fu Antonio Canova, che tentò di acquistare l'opera e si dichiarò disposto a dare dieci anni della sua vita «pur di essere l'autore di un simile capolavoro»[1].

Così narra Mauro Caiano nel documentario "La Cappella Sansevero"

« ... ma l'artista che emerge vigorosamente tra quanti hanno lavorato nella cappella è Giuseppe Sanmartino, il cui straordinario Cristo Velato fu elaborato su modello del Corradini. Il volto esanime del Redentore è avvolto nella sacra Sindone. Questo velo, tutto piegoline risulta talmente leggero e all'apparenza così intriso del sudore della morte, che sembra aderire al corpo mostrandone i minimi particolari, come la contrattura del volto sfigurato dalle sofferenze, le membra martoriate, l'incavo del ventre denutrito, la piaga del costato e le lacerazioni delle mani e dei piedi. La statua del Sanmartino, di prodigiosa abilità tecnica, è certo l'opera più famosa della scultura napoletana e non c'è stato storico o cultore dell'arte napoletana del Settecento che non si sia sentito in dovere di esprimere la sua opinione... »

La leggenda del velo [modifica]

La magistrale resa del velo, che si deve al virtuosismo fuori del comune dell'artista, ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda secondo cui il principe committente, il famoso scienziato e alchimista Raimondo di Sangro, avrebbe insegnato allo scultore la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo. Da circa tre secoli, infatti, molti visitatori della Cappella, impressionati dal mirabile velo scolpito, lo ritengono erroneamente esito di una "marmorizzazione" alchemica effettuata dal principe.

Il Cristo velato è stato ricavato da un unico blocco di marmo, «come si può constatare da un'osservazione scrupolosa e come attestano vari documenti coevi alla realizzazione della statua».[2] Una ricevuta di pagamento a Sanmartino in data 16 dicembre 1752, firmata dal principe e conservata presso l'Archivio Storico del Banco di Napoli, recita: «E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo». E lo stesso di Sangro, in alcune lettere, descrive il velo come «realizzato dallo stesso blocco della statua».[3]

giovedì 24 dicembre 2009

La scoperta di Siracusa. La grande avventura di Paolo Orsi

di Carlo Pacher
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"Siracusa è la più grande delle città greche e la più bella di tutte le città. La sua posizione non è soltanto ben munita, ma vaga a mirarsi, da qualsiasi parte vi si acceda, per mare e per terra", scriveva Cicerone nelle sue orazioni contro Verre. A quel tempo, quando ormai la Sicilia era diventata una provincia romana, Siracusa conservava pressochè intatto il suo aspetto urbano monumentale di metropoli greca. A dispetto delle distruzioni, dei saccheggi e dei terremoti che Siracusa ebbe a subire dal momento del suo massimo sviluppo urbanistico e culturale nel V secolo a.C., la città conserva ancora una serie imponente di monumenti e di varie testimonianze materiali che ne rendono perfettamente leggibile il percorso storico. A questa città un archeologo venuto dall'altra estremità d'Italia, dal mondo alpino, Paolo Orsi, ha dedicato tra Ottocento e Novecento tutta la vita di studioso e ricercatore. Ciò che noi sappiamo di Siracusa e del suo territorio lo dobbiamo in misura determinante al lavoro di indagine archeologica che Paolo Orsi ha svolto dal 1888 fino alla sua morte nel 1935: Siracusa rimase sempre il centro della sua attività, prodigiosa e instancabile, sorretta da un'intuizione e un rigore scientifico che fanno di Orsi il primo vero grande archeologo italiano.

Durata 55’
Anno di produzione 1993
Produzione Sirio Film

vai al sito della casa di produzione
contatti

Tags: archeologia rassegna del cinema archeologico Paolo Orsi

2009-11

sabato 19 dicembre 2009

gloria dei re

di Lucio Rosa
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La storia antica dell'Etiopia è strettamente legata alla diffusione del Cristianesimo che sin dai primi secoli si propagò dall'area bizantina e siriana lungo le coste dell'Africa settentrionale dove si registrarono anche i primi contrasti e le prime eresie. Oggi oltre 25 milioni di Amhara e Tigrini sono cristiani.
Per la tradizione popolare, Axum fu la capitale del regno della regina di Saba. La vicenda della regina di Saba è assai viva nel cuore della gente. Il racconto biblico del suo incontro con il re Salomone a Gerusalemme è ripreso dalla saga etiope Kebra Negast: la regina, chiamata Mekeda, avrebbe avuto da Salomone un figlio, Menelik, da cui l'origine della discendenza salomonica delle dinastie imperiali. Menelik avrebbe trafugato da Gerusalemme l'Arca dell'Alleanza, che per la tradizione sarebbe conservatq ad Axum nella Cattedrale di Màriam Sion, il luogo di culto più importante dell'Etiopia cristiana. A 2600 metri d'altezza oggi un villaggio di 3000 persone, Lalibela, nel 12' secolo fu una capitale fiorente. E' famosa per le 11 chiese ipogee scavate nel tufo basaltico 9 secoli fa, e che, secondo la tradizione, il re Lalibela fece edificare in cambio di una guarigione miracolosa. La “Gerusalemme nera” è un luogo santo per gli etiopi cristiani che almeno una volta nella loro vita vi si recano in pellegrinaggio.

Testi di Lucio e Anna Rosa
Voce: Claudio Capone
Produzione: Studio Film TV - Bolzano
Copyright Studio Film Tv di Lucio Rosa
Location Etiopia - Eritrea
durata 29'

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Tags: archeologia rassegna del cinema archeologico

2009-11-30 | DocuScienza

http://www.archeologiaviva.tv/video/wmv/film_armata_re_cambise.wmv
L'armata scomparsa di Re Cambise

di Alfredo e Angelo Castiglioni
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Lo storico greco Erodoto (Alicarnasso tra 490-480 a.C), nel libro III delle sue “Storie”, racconta che il re persiano Cambise, dopo aver conquistato l’Egitto nel 525 a.C., inviò un’armata di 50.000 uomini nel Deserto Occidentale (Egitto) per distruggere l’oasi di Siwa, sede dell’oracolo del dio Zeus Ammone. Dice Erodono “…i persiani mandati a combattere contro gli Ammoni (gli abitanti di Siwa)… mentre prendevano il pasto, spirò contro essi un vento di meridione potente ed insolito che li seppellì, ed essi sarebbero scomparsi…”. In cinque missioni di ricerca, Angelo e Alfredo Castiglioni e la loro equipe, servendosi di mezzi tecnici all’avanguardia (foto satellitari, geo radar, metal detector,ecc..) e con l’aiuto di un beduino profondo conoscitore del deserto, hanno ritrovato i primi reperti achemenidi (epoca di Cambise) e centinaia di resti umani, forse recuperati in un periodo successivo alla tragedia, e seppelliti in una fossa comune, dove sono stati rinvenuti anche oggetti dell’epoca di Cambise.

Durata: 30’
Anno di produzione: 2009
Produzione: Alfredo e Angelo Castiglioni

per saperne di più sui gemelli Castiglioni

Tags: archeologia rassegna del cinema archeologico

2009-10-14 | DocuScienza

Sulle tracce dell’Armata perduta di Re Cambise con i gemelli Castiglioni.

Una tempesta di sabbia cancella l'Armata di Re Cambise. 2500 anni dopo i Gemelli Castiglioni si rimettono sulle sue tracce e la ritrovano, nei pressi di Siwa, nel deserto libico. Alla XX Rassegna del Cinema Archeologico di Rovereto presentano la loro impresa documentata nel film "L'armata scomparsa di Re Cambise".

Tags: archeologia

Giroft: per la prima volta scavata una tomba intatta

Massimo Vidale, codirettore per la parte italiana dello scavo archeologico di Giroft, nell'Iran sudorientale, presenta la scoperta di una tomba intatta risalente al 2400 avanti Cristo, in una delle necropoli della Nemrud. Il ritrovamento è di grande interesse perché per la prima volta gli archeologi hanno potuto scavare, documentare e studiare una sepoltura intatta, riuscendo così dare un contesto anche a tutti gli importanti reperti finiti delle maglie del mercato antiquario e che solo in piccola parte sono stati recuperati dal governo iraniano.

Tags: archeologia

2009-11-16 | Notizie ed Eventi

http://www.archeologiaviva.tv/

interessantissimo e bellissimo......

domenica 13 dicembre 2009

Mastrini, il pianista al contrario suona a partire dall'ultima nota

Mastrini, il pianista al contrario suona a partire dall'ultima notaSI INTITOLA semplicemente Il mio mondo al contrario - Parte secondama dietro questo disco c'è tutto un modo di suonare, concepire ed eseguire musica che stupisce e incuriosisce allo stesso tempo. L'autore è Maurizio Mastrini, pianista umbro, e la sua particolarità è quella di eseguire brani al contrario, leggendo lo spartito dall'ultima alla prima nota, dando nuova veste a pezzi celebri come Per Elisa di Beethoven, Il volo del calabrone di Rimskij-Korsakov o il Preludio in Do maggioredal Clavicembalo ben temperato di Bach. "Parte seconda" perché è una sorta di appendice al primo volume, uscito lo scorso febbraio. Il cd sarà disponibile a fine mese e sono previste due presentazioni dal vivo, il 26 a Roma e il 4 dicembre a Milano. Seguirà un tour di due anni che girerà l'Italia e farà tappa in Iran, Islanda, Francia, Inghilterra. La tournée prevede anche dieci date in altrettante città italiane dove il concerto sarà estemporaneo e senza preavviso: dal nulla arriverà un pianoforte in piazza e Mastrini si metterà a suonare. Il  cd è stato registrato negli Air Studios di Londra praticamente dal vivo. "Questo disco è una sorta di appendice al precedente" racconta il pianista, "è stata una necessità emozionale, professionale ma anche una casualità coincisa con l'incontro del mio nuovo produttore, Stefano Covoni, che ha pianificato il tour e la registrazione negli Air Studio di Londra". Lo studio era prenotato per una settimana, precisa Mastrini, "ma abbiamo finito tutto in 50 minuti. Mi sono seduto, ho iniziato a suonare ed è andata bene la prima. E' stata una seduta talmente sentita e ispirata che abbiamo deciso di lasciarla così come è venuta, registrata dal vivo, senza nemmeno togliere il ticchettio delle unghie sui tasti che di solito si toglie in studio". 
A Londra, nello studio a fianco c'era la London Symphony Orchestra. "Quando sono uscito ho trovato i maestri dell'orchestra che hanno assistito stupefatti alla registrazione al punto che uno dei manager ha siglato un accordo per la distribuzione del cd e per i concerti che si terranno in Inghilterra". Sempre nella capitale britannica è stato girato il videoclip - diretto da Gianni Ferraro - che illustra il mondo al rovescio di Mastrini, dove tutti vanno al contrario tranne lui. 
Non soddisfatto di tanto stupore, Mastrini ne ha pensata un'altra per arricchire le sue esibizioni: saranno accompagnate da un ballerino che, durante l'esecuzione delle nuove composizioni della suite Luna park, distribuirà danzando essenze profumate legate al tema del brano. "Si tratta della prima sperimentazione mondiale" spiega l'artista, "in cui il senso olfattivo viene impiegato per ascoltare musica. Per la prima volta mentre il pianista suona un ballerino-profumiere manderà essenze profumate che accompagneranno la musica che si sta eseguendo". 

I brani in questione sono Zucchero filato, scritto dopo aver visto il film Il cacciatore di aquiloni ("E' il mondo visto con gli occhi di un bambino, un brano malinconico in cui ho immaginato un bambino che sta mangiando lo zucchero filato guardando un altro che sta facendo la stessa cosa aiutato dal papà"). E anche Giostra: "Un omaggio allo stile di composizione dei maestri del '700 e '800 ispirato a variazioni di Mozart, Liszt, Beethoven, Brahms, Paganini, Schubert". E ancora Piccolo pezzo, che Mastrini definisce "La giusta colonna sonora per un film d'amore". 

C'è anche un pezzo dedicato a Giovanni Allevi dal titolo Tatapatà - Io sto con il nano. "Tatapatà è un gioco di parole e un gioco che si fa al piano dove la destra fa esattamente il contrario di quello che fa la sinistra dall'inizio alla fine su tutta la tastiera. Io sto con il nano è invece il mio modo di esprimere sostegno e solidarietà a Giovanni Allevi che è stato definito 'un nano musicale' da Uto Ughi, uno dei suoi più grandi critici. Ma Allevi è riuscito a coinvolgere il pubblico, ha riempito stadi, e credo che tutti noi dovremmo riconoscergli il merito di aver portato la musica alla gente. Questo vuole essere il mio piccolo omaggio, un pezzo pazzoide, perché rispecchia la sua creatività musicale". 

Maurizio Mastrini ha iniziato a suonare sin da piccolo con rudimentali batterie costruite nell'officina del padre fabbro e ha proseguito al conservatorio. L'idea di suonare al contrario gli è venuta due anni fa, in sogno. "Stavo cercando brani per rinnovare il repertorio concertistico ma non ne venivo a capo" ricorda. "Quella notte ho sognato Bach che mi diceva 'prendi il Preludio dal Clavicembalo ben temperato, suonalo dall'ultima alla prima nota e vedrai che troverai un nuovo brano'. Così ho fatto e ho scoperto che uscivano melodie fantastiche, irriconoscibili e bellissime". "All'inizio ero spaesato e disturbato fisicamente perché non è facile andare dalla fine all'inizio" prosegue, "poi mi sono abituato a suonare al contrario e adesso scrivo da destra verso sinistra. Suonare al contrario funziona sempre, con qualsiasi brano, e io non cambio nulla, rimango fedele alla scrittura". Unico precedente illustre, precisa Mastrini, "è Paul Hindemith, autore tedesco del '900, che ha scritto un brano che fa parte del Ludus tonalisprima in un senso poi nell'altro. A parte questo, non c'è stato niente di simile finora". 


Mastrini, che vive in un eremo in Umbria, ha ancora un'altra particolarità, quella di esibirsi in frac e scalzo. "La mia è una necessità perché il suono si calibra anche con l'uso dei pedali e per una maggiore sensibilità preferisco avere i piedi scoperti, altrimenti - conclude - sarebbe come suonare con i guanti". 

sabato 12 dicembre 2009




Altre immagini di KUROI....

I kouroi e le korai (ϰοῦροι e ϰόραι - ragazzi e ragazze) sono sculture greche, la cui nascita si colloca intorno al VI secolo a.C. e la cui impostazione risente dell'eredità della statuaria egizia.

Kouros

Kouros del Sunio, fine del VII sec. a.C., Atene, Museo Nazionale.

Il kouros (singolare di kouroi) rappresenta un giovane nell'età in cui la sua bellezza, sia fisica sia spirituale (kalokagathia), è al suo apice. Questo periodo è compreso tra i 17 e i 19 anni, cioè in quell'età che va oltre l’adolescenza e precede la maturità adulta.

La statua, priva di ogni indumento, è in posizione stante, benché presenti la gamba sinistra avanzata, ad accennare un passo, unico segno, anche se tenue, di movimento. Ulteriore fatto caratterizzante i kouroi sono le braccia addossate al corpo, che terminano con pugni chiusi. In più risalta nella faccia il cosiddetto “sorriso arcaico”, sorriso appena accennato, leggermente beffardo. Si pensa che il suo utilizzo possa essere dovuto alla forte relazione tra esso e la pace interiore del soggetto della statua. Più probabilmente, però, bisogna ricondurre il suo impiego alla incapacità degli scultori di rendere realmente curve le linee della faccia; infatti, porre questa curva, che costituisce il sorriso, portava ad arrotondare tutte le fattezze facciali, particolarmente quelle della bocca stessa e degli occhi. Le statue, infine, venivano create con l’intento di rendere la parte frontale predominante sugli altri lati.

Quindi le caratteristiche dei kouroi sono:

  • staticità
  • nudità
  • gamba sinistra avanzata
  • braccia addossate al corpo
  • pugni serrati
  • sorriso arcaico
  • visione frontale

ImpressionismoLa storia dell'arte: dal Neoclassicismo a oggi.Caratteri generaliL’Impressionismo è un movimento pittorico francese che nasce intorno al 1860 a Parigi. È un movimento che deriva direttamente dal Realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana. Rispetto alRealismo, non ne condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi, ma solo dei lati gradevoli della società del tempo.
La vicenda dell’Impressionismo è quasi una cometa che attraversa la storia dell’arte, rivoluzionandone completamente soprattutto la tecnica. Dura poco meno di venti anni: al 1880 l’Impressionismo è già un'esperienza chiusa. Esso, tuttavia, lascia un'eredità con cui faranno i conti tutte le esperienze pittoriche successive. Non è azzardato dire che è l’Impressionismo a aprire la storia dell’arte contemporanea. La grande rivoluzione dell’Impressionismo è soprattutto la tecnica, anche se molta della sua fortuna presso il grande pubblico deriva dalla sua poetica.
La tecnica impressionista nasce dalla scelta di rappresentare solo la realtà sensibile, evita qualsiasi riferimento alla costruzione ideale della realtà, per occuparsi solo dei fenomeni ottici della visione. Per far ciò cerca di riprodurre la sensazione ottica con la maggior fedeltà possibile. Dal punto di vista della poetica l’Impressionismo sembra indifferente ai soggetti. In realtà, proprio perché può rendere piacevole qualsiasi cosa rappresenti, l’Impressionismo diventò lo stile della dolce vita parigina di quegli anni.
Manca, nell’Impressionismo, la romantica evasione verso mondi idilliaci, sia rurali sia mitici, troviamo, invece, una volontà dichiarata di calarsi interamente nella realtà urbana di quegli anni, per evidenziarne tutti i lati positivi e piacevoli.
Anche le rappresentazioni paesaggistiche o rurali portano il segno della bellezza e del progresso della civiltà: sono paesaggi visti con occhi da cittadini. I protagonisti dell’Impressionismo furono soprattutto pittori francesi. Tra loro il più impressionista di tutti fu Claude Monet. Gli altri grandi protagonisti furono:Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro e, seppure con qualche originalità, Edgar Degas. Un posto separato lo occupano, tra la schiera dei pittori definiti impressionisti, Edouard Manet, che fu in realtà il precursore del movimento, e Paul Cézanne, la cui opera è quella che per prima supera l’impressionismo degli inizi.
Date fondamentali per seguire lo sviluppo dell’impressionismo sono:1863: Edouard Manet espone «La colazione sull’erba»;1874: anno della prima mostra dei pittori impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar;1886: anno dell’ottava e ultima mostra impressionista.L’Impressionismo nacque da una trasformazione. Esperienze fondamentali, per la sua nascita, sono da rintracciarsi nelle esperienze pittoriche della prima metà del secolo: soprattutto nella pittura di Delacroixe dei pittori inglesi Constable e Turner. Tuttavia, la profonda opzione per una pittura legata alla realtà sensibile portò gli impressionisti, soprattutto Manet, a rimeditare tutta la pittura dei secoli precedenti, che esaltò il tonalismo coloristico: la pittura veneziana del Cinquecento, quella fiamminga del Seicento, la pittura degli spagnoliVelazquez e Goya.
Punti fondamentali per seguire le specificità dell’Impressionismo sono:il problema della luce e del colore;la pittura en plain air;l'esaltazione dell’attimo fuggente;i soggetti urbani.Le rivoluzioni tecniche sul colore e sulla luceLa grande specificità del linguaggio pittorico impressionista sta soprattutto nell’uso di colore e luce. Colore e luce sono elementi principali della visione: l’occhio umano percepisce inizialmente la luce e il colore e, attraverso l'interazione cerebrale, il cervello distingue le forme e lo spazio in cui queste sono collocate. La maggior parte dell'esperienza pittorica occidentale, tranne alcune eccezioni, si è sempre basata sulla rappresentazione di forme e spazio.
Il rinnovamento della tecnica pittorica, iniziato da Manet, parte proprio dalla scelta di rappresentare solo la realtà sensibile. Su questa scelta ebbero influenza le scoperte scientifiche di quegli anni. Il meccanismo della visione umana diventò sempre più chiaro e si capì meglio il procedimento ottico di percezione dei colori e della luce.
L’occhio umano ha recettori sensibili soprattutto a tre colori: il rosso, il verde e il blu. La diversa stimolazione di questi tre recettori produce nell’occhio la visione di diversi colori. Una stimolazione simultanea di tutti e tre i recettori, mediante tre luci pure (rossa, verde e blu), dà luogo a luce bianca. Questo meccanismo è quello definito sintesi additiva.
Il colore che percepiamo dagli oggetti è luce riflessa dagli oggetti stessi. In questo caso, l’oggetto di colore verde non riflette le onde di colore rosso e blu, ma solo quelle corrispondenti al verde. In pratica, l’oggetto, tra tutte le onde che costituiscono lo spettro visibile della luce, ne seleziona solo alcune.
I colori che l’artista pone su una tela bianca seguono lo stesso meccanismo: selezionano solo alcune onde da riflette. In pratica, i colori sono dei filtri che non consentono la riflessione degli altri colori. Sovrapponendo più colori si ottiene, successivamente, la progressiva filtratura e, quindi, la soppressione di varie colorazioni, fino a raggiungere il nero. In questo caso si ottiene la sintesi sottrattiva.
I colori posti su una tela agiscono sempre operando una sintesi sottrattiva: più i colori si mischiano e sisovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà.
Per far ciò adottano le seguenti tecniche:utilizzano solo colori puri;non diluiscono i colori per realizzare il chiaro-scuro, che nelle loro tele è del tutto assente;per esaltare la sensazione luminosa accostano colori complementari;non usano mai il nero;anche le ombre sono colorate.Ciò che distingue due atteggiamenti fondamentalmente diversi, tra i pittori impressionisti, è il risultato a cui essi tendono:
- da un lato ci sono pittori, come Monet, che propongono sensazioni visive pure, senza preoccuparsi delle forme che producono queste sensazioni ottiche;
- dall’altro ci sono pittori, come Cézanne e Degas, che utilizzano la tecnica impressionista per proporre la visione di forme inserite in uno spazio.
Monet fa vaporizzare le forme, dissolvendole nella luce; Cezanne ricostruisce le forme, ma utilizzando solo la luce e il colore.

La pratica dell'en plain airLa pittura, così come concepita dagli impressionisti, era solo colore. Essi riducono, e in alcuni casi sopprimono del tutto, la pratica del disegno. Questa scelta esecutiva si accostava all’altra caratteristica di questo movimento: la realizzazioni dei quadri non negli atelier ma direttamente sul posto. È ciò che, con termine usuale, è definito en plain air. L’en plain air non è un'invenzione degli impressionisti. Già i paesaggisti della Scuola di Barbizon utilizzavano questa tecnica. Tuttavia, ciò che questi pittori realizzavano all’aria aperta era in genere una stesura iniziale, da cui ottenere il motivo sul quale lavorare poi in studio rifinendolo fino alla stadio definitivo. Gli impressionisti, soprattutto Monet, portarono al limite estremo questa pratica dell’en plain air realizzando e finendo i loro quadri direttamente sul posto.
Questa scelta era dettata dalla volontà di cogliere con freschezza e immediatezza tutti gli effetti luministici che la visione diretta fornisce. Una successiva prosecuzione del quadro nello studio avrebbe messo in gioco la memoria che poteva alterare la sensazione immediata di una visione. Gli impressionisti avevano osservato che la luce è estremamente mutevole e che anche i colori erano soggetti a continue variazioni. Questa sensazione di mutevolezza è una delle sensazioni piacevoli della visione diretta, che loro temevano si perdesse con una stesura troppo meditata dell’opera.

La poetica dell'attimo fuggenteLa scelta dei pittori impressionisti di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee, portò questo stile a esaltare su tutto la sensazione dell’attimo fuggente. Secondo i pittori impressionisti la realtà muta continuamente d'aspetto. La luce varia a ogni istante, le cose si muovono spostandosi nello spazio: la visione di un momento è già diversa nel momento successivo. Tutto scorre. Nella pittura impressionista le immagini trasmettono sempre una sensazione di mobilità. L’attimo fuggente della pittura impressionista è totalmente diverso dal momento pregnante della pittura neoclassica e romantica. Il momento pregnante sintetizza la storia nel suo momento più significativo. L’attimo fuggente non ha nulla a che fare con le storie: coglie le sensazioni e le emozioni.
Quelle raccolte nella pittura impressionista sono sempre sensazioni e impressioni felici, positive, gradevoli. L’Impressionismo, per la prima volta dopo la scomparsa della pittura Rococò, rifugge dagli atteggiamenti tragici o drammatici. Torna a rappresentare un mondo felice e allegro. Un mondo dove si può vivere bene. L’attimo fuggente della pittura impressionista ha analogie evidenti con la fotografia. Anche la fotografia coglie un'immagine della realtà in una frazione di secondo. Analogamente alla fotografia, gli impressionisti prendono la velocità della sensazione e i particolari tagli di inquadratura, che danno alle loro immagini particolare sapore di modernità.

I soggetti urbaniSul piano dei soggetti l’Impressionismo si presenta con un’altra notevole caratteristica: quella di rappresentare principalmente gli spazi urbani. Lo fa con un'evidente esaltazione della gradevolezza della vita in città. Questo atteggiamento è una novità: fino a questo momento la città era stata vista come qualcosa di malefico e infernale.
Soprattutto dopo lo sviluppo della Rivoluzione Industriale, i fenomeni di urbanesimo avevano deteriorato gli ambienti cittadini. La nascita delle industrie aveva congestionato le città. Erano sorti i primi effetti dell’inquinamento. I centri storici si erano affollati di immigrati dalle campagne, le periferie sorgevano come baraccopoli senza alcuna qualità estetica o igienica. Le città erano dunque viste come entità malsane.
L’Impressionismo è il primo movimento pittorico che ha un atteggiamento positivo nei confronti della città, particolarmente di Parigi. La capitale francese, sul finire dell’Ottocento è la città più importante e gaudente d’Europa. In essa si raccolgono i maggiori intellettuali e artisti, ci sono i maggiori teatri e locali di spettacolo, si trovano le cose più eleganti e alla moda, si possono godere di tutti i maggiori divertimenti del tempo. Tutto questo fa da sfondo alla pittura degli impressionisti e ne fornisce molto del suo fascino. I luoghi raffigurati, nei quadri impressionisti, diventano tutti seducenti: le strade, i viali, le piazze, i bar, gli stabilimenti balneari lungo la Senna, i teatri (da ricordare soprattutto le ballerine di Degas), persino le stazioni, come nel famoso quadro di Monet raffigurante «La Gare Saint-Lazare».

SitografiaVai a questa pagina per conoscere la fonte dell'argomento: sitografia di Visibilmente


venerdì 11 dicembre 2009

Anche l'arte è spiritualità


Caravaggio: documento prova luogo sepoltura




(di Patrizia Vacalebri) ROMA - Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, uno dei piu' grandi artisti di tutti i tempi, ha vissuto una vita turbolenta, conclusasi nel 1610 con una morte misteriosa. Gli studiosi dell'artista che dipingeva ''con carne e sangue'', dibattono perfino sul luogo della sua nascita, che taluni storici fanno risalire, nel 1571, a Milano, mentre altri a Bergamo. Sulla fine del grande pittore si erano profilate otto ipotesi, di cui l'ultima, quella del professor Maurizio Marini, storico dell'arte, esperto di Caravaggio, lo vuole fuggiasco da Napoli, gravemente ferito e in attesa della grazia papale per omicidio, sbarcato a Porto Ercole, dove al suo grave stato di salute si e' aggiunta anche una febbre tifoide presa con cibo infetto. Caravaggio e' cosi' malconcio che viene ricoverato nel reparto femminile dell'infermeria di Santa Maria Ausiliatrice, dove muore nel 1610 e non, come riporta erroneamente l'atto di morte ritrovato nella Chiesa di Sant'Erasmo, nel 1609. L'errore anagrafico e' dovuto al fatto, secondo Marini che ''non era ancora stato introdotto il calendario gregoriano nell'area senese''. Tuttavia questo documento costituisce la prova che Caravaggio e' stato seppellito nel piccolo cimitero di San Sebastiano, chiuso nel 1956. Tutti i reperti ossei del cimitero sono stati trasferiti in quell'anno nel cimitero di Porto Ercole, dove, presumibilmente, il Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali ha annunciato oggi a Roma, di aver concentrato le sue ricerche dei resti di Caravaggio, con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Il professor Giorgio Gruppioni, ordinario di antropologia all'Universita' di Bologna, coordinatore del comitato scientifico che se ne occupa, ha spiegato oggi come procederanno le ricerche, a cui collaborano oltre Bologna, le Universita' di Lecce, Ravenna e Pisa. La prima fase e' quella della raccolta degli indizi per localizzare i resti. La seconda fase punta sulla ricerca dei resti nella cripta della chiesa di Porto Ercole. La terza, sulla datazione dei resti in base al test del carbonio 14. La quarta riguarda il reperimento delle informazioni sulle caratteristiche fisiche di Caravaggio. La quinta punta sull'analisi del dna dei resti ossei, comparata al dna dei discendenti maschi della famiglia Merisi. Sesta e ultima fase, la ricostruzione del volto del pittore.

IMPRESSIONISMO:Musica e Pittura......che connubio

martedì 8 dicembre 2009

APOLLO DI VEIO


Questo capolavoro dell'arte Etrusca ci rimanda ai tempi mitici in cui gli Dei vivevano sulla terra. L'Apollo di Veio guarda col suo sorriso distaccato e benevolo alle piccole cose del genere umano. Egli ha la Conoscenza, ma sa che è impresa ardua trasmetterla agli uomini.