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Benvenuto ai lettori di fataturbina

La verità esiste per il saggio,
la bellezza per il cuore sensibile,
ENTRAMBE
si appartengono.

L.van Beethoven

venerdì 5 novembre 2010

COLORI D'AUTUNNO



Musica e strumenti musicali dall'antica Mesopotamia al mondo attuale

Musica e strumenti musicali dall'antica Mesopotamia al mondo attuale
La nozione moderna di musica è nata nel corso degli ultimi tre secoli, ma oggi grazie all'etnologia musicale e alle scoperte archeologiche si pone nuova attenzione anche a espressioni musicali di tipo diverso, che non devono essere interpretate alla luce della nostra codificazione teoretica moderna, ma analizzate nel loro contesto storico e geografico. A conversare con Piero Pruneti su questi temi e sulle prime tracce di strumenti musicali in Mesopotamia e in particolare nell'antica città biblica di Ur, Richard Dumbrill, professore di Archeomusicologia e fondatore di ICONEA (International Conference of Near Eastern Archaeomusicology) presso il British Museum di Londra e Roberto Melini, docente di Archeologia musicale del mondo antico presso l'Università di Trento.

mercoledì 16 giugno 2010

la musica delle sfere


La musica delle sfere, anche detta armonia delle sfere (latinomusica universalis), è un antico concetto filosofico che interpreta le proporzioni dei movimenti dei corpi celesti – sole,luna e pianeti – come una sorta di musica, non udibile, ma sotto forma di concetto armonico e/o matematico.
L'origine del concetto è fatta risalire al matematico e astronomo greco Pitagora, che elaborò una filosofia per metà mistica e per metà matematica e un sistema numerologico associato, fondamenti della Scuola pitagorica. Secondo Giovanni Keplero, le connessioni tra geometriacosmologiaastrologiaarmonia e musica avvengono tramite la musica universalis.[1][2]
All'epoca si riteneva che il sole, la luna e i pianeti girassero intorno alla Terra all'interno delle proprie sfere; una descrizione fantastica di questo sistema è presente nella Divina commediadi Dante Alighieri. Si credeva che le sfere rispettassero rapporti tra intervalli musicali a numeri interi, creando armonie. Sempre Keplero utilizzò il concetto di armonia delle sfere nel suoHarmonices Mundi (1619), ponendo in relazione l'astrologia (in particolar modo gli "aspetti" astrologici) con le armoniche.
da Wikipedia

giovedì 27 maggio 2010

La Musica presso gli antichi

GLI EGIZIANI:
Mentre ancora oggi,a distanza di tempo rimaniamo incantati nell'osservare le colossali statue raffiguranti i Faraoni,le sfingi e le titaniche piramidi,abbiamo scarse notizie dell'arte musicale di questo popolo.E' dai bassorilievi e dalle pitture murali che risulta che la musica abbia avuto una parte importantissima sia nei riti del culto che nella vita quotidiana;vi troviamo infatti rappresentate numerosissime  ARPE di diversa grandezza e forma, dalle più piccole che si suonavano in piedi,alle più grandi appoggiate su di un piedistallo.
Oltre alle Arpe sono raffigurati anche altri strumenti: CROTALI,CIMBALI,CETRE e FLAUTI semplici e Doppi.
Su certe pareti poi appaiono disegnati vari strumenti nell'atto d'essere suonati che ci fanno pensare ad una eventuale pratica di musica d'assieme,cioè in piccole orchestre.

martedì 11 maggio 2010

Un tramonto

: “Un Tramonto”
 Sopra la cresta della montagna resta una piccola quantità di luce,
Lì sta per un breve istante la sfera lucente
E sembra una creatura della terra, ma in breve tempo,
Più mutevole della luna,
si piega al declino la fantastica grande sua sfera,
o cono o mucchio di fuoco: fino ad affondare lentamente
persino una stella a distanza riesce a superare pienamente.

Repentino come svaniscono gli spiriti, è scomparso!
Una brezza simile a quella di uno spirito pervade tutto il bosco.
I rami, le frasche sono rimasti dritti, immobili
Così come immobile, si erge il vecchio tronco!
Ma della foresta freme ogni foglia in ogni parte,
e nelle sue profondità la caverna della fontana mormora      (Coleridge)
                                                                  

lunedì 10 maggio 2010


O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgo - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili,
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è all'ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
Percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.

Walt Whitman

Il mondo sottomarino,
Foreste al fondo del mare, i rami, le foglie,
Ulve, ampi licheni, strani fiori e sementi,
folte macchie, radure, prati rosa,
Variegati colori, pallido grigio verde,
porpora, bianco e oro, la luce vi scherza
fendendo le acque
Esseri muti nuotan laggiù tra le rocce, il
corallo, il glutine, l'erba, i giunchi, e
l'alimento dei nuotatori
Esseri torpidi brucan fluttuando laggiù, o
arrancano lenti sul fondo,
Il capodoglio affiora a emetter lo sbuffo
d'aria e vapore, o scherza con la
sua coda,
Lo squalo dall'occhio di piombo,
il tricheco, la testuggine, il peloso
leopardo marino, la razza,
E passioni, guerre, inseguimenti, tribù,
affondare lo sguardo in quei fondi
marini, respirando quell'aria così
densa che tanti respirano,
Il cambiamento, volgendo lo sguardo qui
o all'aria sottile respirata da esseri che
al pari di noi su questa sfera
camminano,
Il cambiamento più oltre, dal nostro
mondo passando a quello di esseri
che in altre sfere camminano.

mercoledì 7 aprile 2010

Architettura: Villa Pisani a Stra-Ve-



Villa Pisani

Cenni storici [modifica]

Venne costruita a partire dal 1721 su progetto di Gerolamo Frigimelica e Francesco Maria Preti per la nobile famiglia veneziana dei Pisani di Santo Stefano. Al suo interno sono visibili opere di Giambattista TiepoloGiovanni Battista CrosatoGiuseppe ZaisJacopo GuaranaCarlo BevilaquaFrancesco SimoniniJacopo Amigoni e Andrea Urbani.
All'epoca della costruzione la Villa contava 114 stanze (ora 168), in omaggio al 114° doge di Venezia Alvise Pisani. La sua monumentalità ha fatto sì che la villa fosse più volte scelta come residenza o come sede per incontri tra monarchi e capi di stato o di governo; villa Pisani ha ospitato tra gli altri anche Napoleone Bonaparte nel 1807 che la acquistò dalla famiglia Pisani [1]per il viceré d'Italia Eugène de Beauharnais.
Nel 1814 la villa diventò proprietà degli Asburgo, diventando luogo di villeggiatura ed ospitando l'aristocrazia europea, da Carlo IV di Spagna allo zar Alessandro I a Ferdinando II di Borbone, re di Napoli.
Nel 1866, anno dell'annessione del Veneto al regno d'Italia, villa Pisani divenne proprietà dello Stato, perdendo la funzione di rappresentanza e diventando, nel 1884 museo.
Nel 1934 ospitò il primo incontro ufficiale tra Mussolini e Hitler

Villa Pisani è famosa inoltre per il suo labirinto d'amore, di siepi di bosso, uno dei tre labirinti in siepe sopravissuti fino ad oggi in Italia

giovedì 1 aprile 2010


SCRITTORI E DOCENTI INTERVENGONO SULLE QUESTIONI APERTE DA CESARE SEGRE

«Tutti parliamo allo stesso modo» L'italiano perde efficacia e vivacità

Scurati: l'osceno ha sostituito il tragico. Pincio: manca un progetto sul futuro

«Diciamo parolacce che non offendono più, e «non siamo più capaci di senso tragico». Riflessioni diverse, quelle suscitate tra scrittori e linguisti dall’articolo di Cesare Segre pubblicato ieri dal «Corriere », sul degrado della lingua e la sua volgarità. Segre ricordava il disuso dei registri diversi, dall’alto al basso, dall’aulico al colloquiale, nel linguaggio giovanile, e in quello televisivo, a partire da una classe politica che «tende sempre più ad abbassare il registro, perché pensa di conquistare più facilmente il consenso»; per arrivare a chi dà del tu agli immigrati e a chi fa del turpiloquio «indifferenziato » un’abitudine. Commenta il professor Pietro Trifone, ordinario di linguistica all’Università di Tor Vergata: «Ha ragione Segre quando dice che è importante l’appropriatezza d’uso di registri diversi. Anche i registri bassi possono essere utilizzati in certi ambiti: per esempio, se nel corso di una lezione io dico "vi state abbioccando" invece che "addormentando", lo faccio perché proprio il cambio di registro può essere efficace. Il fatto che la nostra lingua degradi è spiegabile: si tratta di un patrimonio comune, ma il confronto con il passato ci dice che c’è stato un progresso rispetto a 30-40 anni fa, quando usavamo molto di più il dialetto, o rispetto al periodo postunitario, quando era circa il 10 per cento della popolazione a usare l’italiano; mentre ora che tutti lo parlano (fondandosi peraltro sul modello televisivo) qualche colpo all’eleganza è spiegabile.
D’accordo anche sul fatto che il turpiloquio, diffondendosi ovunque, toglie vivacità alla lingua e perde efficacia. Anche Dante ha scritto parolacce, ha chiamato l’Italia "bordello", ma è stato il primo a usare questa parola. Pesava». «Non butterei tutta la responsabilità sui giovani—precisa Silvia Ballestra—perché il turpiloquio non è più appannaggio dei giovani. Però è vero: la parolaccia è brutta da sentire ma se diventa un intercalare comune si depotenzia. E quando poi vogliamo usare una parolaccia vera, che facciamo? È una zona di eversione del linguaggio che dovrebbe continuare a esistere — mentre i giovanilismi sono come i brufoli, poi passano: la lingua è in movimento, è un organismo vivo che si evolve». Si evolve, anche nel dialetto, sostiene Vitaliano Trevisan: «Per quanto riguarda il dialetto: è vero che nel registro alto perde qualcosa»—Segre ricordava che «i dialettalismi, che insaporiscono la lingua, sono inopportuni ai livelli alti» — «mentre se è vivo, come dalle mie parti, è molto vivo in basso, e ha intatte le sue caratteristiche di inventiva. Anche sul contemporaneo, che è in grado di tradurre per immagini in modo efficace. Sono d’accordo con Segre su un’altra questione: negli uffici pubblici, per la strada, tra la gente comune, c’è questo dare del tu agli immigrati, che è molto fastidioso, non mi piace». Su questo, Ballestra aggiunge: «Segre ha scelto un esempio particolare, perché la parola "vu cumprà" è proprio brutta. E il lei al posto del tu è difficile sia da usare sia da capire. Ci sono lingue, come l’inglese e lo svedese, dove la seconda persona plurale assolve questa funzione ». A proposito del tu, Tommaso Pincio fa notare un altro tu indifferenziato: «In tv i politici sono soliti darsi del tu, poco il lei e solo per sottolineare la volontà di non scendere a patti, non per rispetto ma per disprezzo, con effetti devastanti ».
E racconta un episodio: «Partecipavo a una trasmissione letteraria a l l a radio, Fahrenheit, in cui ci si dà del lei per statuto, proprio per senso di rispetto. A un certo punto l’intervistatrice mi ha dato inavvertitamente del tu. Subito gli ascoltatori hanno mandato Sms che dicevano "non perdete le buona consuetudine di darvi del lei"». Un elemento, l’attenzione alla lingua, ai registri, che Trifone sottolinea: «La forte sensibilità intorno a questi temi è un bel sintomo, è sensibilità per un valore importante, la lingua italiana». E suggerisce su quali aspetti puntare: «Sulla scuola. Che è però anche la grande accusata (così poi diventa sempre più povera, riceve sempre meno finanziamenti). Ma è qui che si può avere un contatto con i livelli alti della lingua. Poi l’università. E i media: i giornali e la televisione, perché non è possibile ridurre tutto a rissa, a slogan. Su Internet direi che ci sono blog vivaci e molto ricchi linguisticamente, altri di segno opposto». Giulio Mozzi obietta invece: «Se Segre dice che c’è un’evoluzione nella lingua italiana, avrà certo le basi scientifiche per dirlo. Ma decidere che questa evoluzione è inopportuna, questa è un’opinione». Mentre secondo Antonio Scurati «una sorta di compulsione bassomimetica è la manifestazione più evidente del clima di basso impero in cui viviamo».
E continua: «Quella che al tempo di Pasolini era una scelta stilistica tra le altre, ora è una sorta di impossibilità di scelta, un unico orizzonte angusto. Anche in campo letterario, dove la lingua dovrebbe esprimersi al suo massimo, e dove invece abbiamo il predominio di una mimesi coatta del parlato. I registri alti sono sempre più penalizzati anche da una certa ricezione critica». Rincara la dose Pincio: «Il problema non è della lingua, è altrove. Un impoverimento etico e morale, di un Paese che non progetta più il proprio futuro, e che va subito al "sodo", nel senso del prevalere della quantità sulla qualità, del "sodo" a scapito della forma, che considera una scocciatura. Invece il rituale è anche una forma di rispetto ». «In questa restrizione — afferma Scurati — c’è una perdita secca di interi campi di possibilità umane. Non siamo più capaci di tragico, impedito dallo scomparire dei registri alti, sostituito dall’osceno, suo esatto opposto. L’umano si restringe, le nostre risate ci seppelliscono continuamente».
Ida Bozzi
14 gennaio
20
COMMENTI

martedì 30 marzo 2010


È STATA BATTEZZATA "SMM J2135-0102"

Scoperta una nuova galassia
Produce 250 soli ogni anno

Risale a 10 miliardi di anni fa: i vivai di stelle si formano cento volte più velocemente che in formazioni più vicine

Una ricostruzione della galassia SMM J2135-0102 (Afp)
Una ricostruzione della galassia SMM J2135-0102 (Afp)
MILANO - SMM J2135-0102. È il nome che gli astronomi hanno dato a una galassia la cui esistenza è stata scoperta solo ora, grazie a un'indagine fatta con il telescopio Apex. Per la prima volta sono state ottenute misurazioni dirette delle dimensioni e della luminosità di regioni di formazione stellare, ma la galassia è talmente distante che ciò che vediamo ora avveniva 10 miliardi di anni fa. Una "lente gravitazionale" cosmica fornisce un immagine così ravvicinata che sarebbe altrimenti impossibile da ottenere: un colpo di fortuna che ha rivelato una frenetica formazione stellare nelle galassie dell'universo primordiale, con vivai di stelle che si formano cento volte più velocemente che nelle galassie più vicine.
250 SOLI ALL'ANNO - La ricerca è stata pubblicata sulla rivistaNature. Gli astronomi stavano osservando un massiccio ammasso di galassie con il telescopio Atacama Pathfinder Experiment (situato sull’altipiano di Chajnantor nelle Ande Cilene a un'altitudine di 5.000 metri), a lunghezze d’onda submillimetriche, quando hanno trovato una galassia nuova e brillante come non mai, più distante da noi dell’ammasso stellare e delle più brillanti galassie finora mai osservate. La luminosità è dovuta al fatto che i grani di polvere brillano dopo essere stati scaldati dalla luce stellare. «Stimiamo che SMM J2135-0102 stia producendo stelle a un ritmo equivalente a circa 250 soli all’anno - dice Carlos De Breuck, un membro del gruppo -. La formazione stellare nella sua nube più grande è differente da quella nell'universo locale, ma le nostre osservazioni suggeriscono anche che dovremmo essere in grado di usare una fisica di base simile a quella delle più dense regioni di formazione stellare nella galassie vicine per capire come nascono le stelle in queste galassie più distanti».
LENTE GRAVITAZIONALE - La nuova galassia SMM J2135-0102 è così brillante proprio grazie al massiccio ammasso di galassie che si trova in primo piano. La sua enorme massa curva la luce della galassia più distante, funzionando come una lente gravitazionale. Così come fa un telescopio, ingrandisce e rende più brillante la galassia distante e grazie al fortuito allineamento fra l’ammasso e la galassia distante, quest’ultima viene ingrandita di 32 volte. «L’ingrandimento ci mostra la galassia con un dettaglio senza precedenti, anche se è così distante che la sua luce ha impiegato circa 10 miliardi di anni a raggiungerci» spiega Mark Swinbank dell'università di Durham, primo autore dell’articolo che riporta la scoperta. L’ingrandimento ha fatto capire che le nubi di formazione stellare possono essere individuate all’interno della galassia, fino a una scala minima di alcune centinaia di anni luce, quasi le stesse dimensioni delle nubi giganti nella nostra Via Lattea. Queste "fabbriche di stelle" sono simili per dimensioni a quelle della Via Lattea, ma cento volte più luminose, il che suggerisce che la formazione stellare nelle prime fasi di vita di queste galassie sia un processo molto più vigoroso di quello tipicamente visto nelle galassie più vicine a noi sia nello spazio che nel tempo.
Redazione online
22 marzo 2010(ultima modifica: 23 marzo 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

AL CERN DI GINEVRA - «NUOVA ERA DELLA FISICA»

Riuscito l'esperimento delle collisioni
di particelle a velocità record

I protoni si sono scontrati all'energia di 7.000 miliardi di elettronvolt (7 TeV) nell'anello da 27 chilometri dell'Lhc

GINEVRA – Dopo oltre vent’anni di lavoro, il settembre nero 2008 in cui il più grande acceleratore del mondo LHC del Cern veniva acceso e cadeva vittima di un incidente che lo paralizzava per oltre un anno, oggi alle 12.39 le prime collisioni tra nuvole di protoni avvenute nel tunnel sotterraneo hanno segnato l’avvio di «una nuova era della fisica», come ha ricordato Rolf Hewer, direttore generale del centro ginevrino. Che aggiungeva saggiamente: «Con la fisica bisogna avere pazienza».

VERSO LA VELOCITA' RECORD - In effetti la grande macchina che corre nell’anello sotterraneo lungo 27 chilometri è un concentrato di nuovissime tecnologie mai sperimentate. Quando toccherà la potenza massima di 14 TeV grazie ai magneti superconduttori che funzionano a 271 gradi sotto zero, raggiungerà un’energia mai raggiunta sulla Terra generando una realtà fantastica: quella dell’universo appena nato quando aveva appena una frazione di secondo. Questo permetterà di vedere un mondo nuovo teorizzato dagli scienziati ma finora mai verificato.


LE PRIME COLLISIONI - Oggi, oltre, alle prime collisioni si è arrivati a 7 Tev e si è superato di quasi quattro volte l’acceleratore finora più potente, il Tevatron americano di Chicago. Ora i seimila scienziati coinvolti dall’LHC (Large Hadron Collider) incominciano a lavorare con i quattro esperimenti posti lungo l’anello. E tre sono diretti da italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare: Fabiola Gianotti, Guido Tonelli e Paolo Giubellino.
La gioia degli scienziati alla conclusione dell'esperimento (Afp)
La gioia degli scienziati alla conclusione dell'esperimento (Afp)
La supermacchina mostrerà se esistono mondi in altre dimensioni come la fantascienza ci ha raccontato ma i ricercatori cercheranno in particolare la famosa “particella di Dio”, il bosone di Higgs, che spiega perché tutti i corpi hanno una massa. Intanto i primi scontri tra i protoni hanno nello stesso tempo sconfitto coloro che credevano che al Cern si creavano buchi neri capaci di distruggere la Terra. La scienza ha vinto.
Giovanni Caprara
30 marzo 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA