Musica di stelle in diretta da radiotelescopi
Prima del concerto Il nero delle stelle, raccontato da Margherita Hack
16 gennaio, 16:48ROMA - Prima la "voce" della stella più vicina, il Sole, con il fruscio del vento solare e i crepitii delle zone più attive, e poi il suono regolare come un battito del cuore emesso da due stelle molto più lontane giunte al termine della loro vita: la musica delle stelle è stata trasmessa in diretta da un radiotelescopio nell'Auditorium Parco della Musica di Roma nella prima italiana del concerto "Il nero delle stelle", raccontata dall'astrofisica Margherita Hack e interpretata da sei percussionisti.
"Non è la prima volta che partecipo a spettacoli scientifici e lo faccio volentieri perché penso che sia sempre un bene far capire che cos'é la scienza", ha detto Margherita Hack a margine del concerto, uno degli eventi di punta del Festival delle Scienze di Roma, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma con la Finanziaria di sviluppo della Regione Lazio (Filas) e Telecom Italia. Dopo ieri sera, lo spettacolo è in programma anche questa sera.
I sei percussionisti del Parco della Musica Contemporanea Ensemble (Pmce), dislocati ai lati del teatro, hanno letteralmente avvolto il pubblico con la musica scritta da Gerard Grisey, combinando ritmi, tonalità e note con i suoni emesse dalle stelle Vela e 0329+54, trasmessi in diretta nel teatro dal radiotelescopio di Medicina (Bologna) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Entrambe le stelle sono pulsar, ossia ciò che resta quando una stella ha completato il suo ciclo vitale ed è esplosa in una supernova.
"E' come se fosse una bomba che, anziché distruggere, diffonde nell'universo elementi fondamentali per formare altri corpi celesti e la vita stessa", ha spiegato Margherita Hack, che allo studio dell'evoluzione stellare ha dedicato la sua vita. Quello che resta dopo queste esplosioni è un nucleo molto denso e piccolo, dal diametro di appena 10-20 chilometri, ma così compatto che un cucchiaino della materia che lo compone peserebbe tonnellate. Il nome di questi corpi celesti, pulsar, deriva dalla straordinaria velocità alla quale ruotano. Ruotando, emettono ogni tipo di radiazioni, comprese le onde radio.
Questi suoni, sotto forma di crepitii regolari, sono diventati musica e le due pulsar sono gli strumenti da cui provengono, distanti dalla Terra centinaia di anni luce. Voci lontanissime che parlano del valore della scienza, ha detto l'astrofisica, e che evocano e tante domande aperte sulla conoscenza dell'universo: "le principali - ha detto Hack - riguardano l'esistenza di pianeti esterni al Sistema Solare che siano simili alla Terra, scoprire che cosa sono la materia oscura e l'energia oscura che occupano il 95% dell'universo, capire come si evolve l'universo".
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